Passato e presente nella Coppélia di Ratmansky

Passato e presente nella Coppélia di Ratmansky

Il balletto di Delibes inaugura la Stagione con una nuova coreografia di Alexei Ratmansky, che sottolinea un particolare: la storia d’amore tra Swanilda e Franz è ambientata in Galizia, una regione dell’attuale Ucraina

RATMANSKY COPPELIA

Coreografo dai tanti volti, Alexei Ratmansky esprime il suo talento con balletti dalle tinte sinfoniche o delicati per narrazione, classici del repertorio ricostruiti o ripensati, che anche il Teatro alla Scala ha conosciuto. Il suo ritorno per allestire una “nuova” Coppélia riflette le attuali circostanze di vita e carriera dell’artista: nato a Leningrado ma cresciuto a Kiev, votato a una carriera internazionale inframezzata dalla direzione del Balletto Bol’šoj di Mosca, quindici anni fa ha scelto gli Stati Uniti come residenza, legandosi all’American Ballet Theatre e ora al New York City Ballet. Fino a che il conflitto in corso l’ha spinto a impegnarsi attivamente nel sostegno della causa ucraina, anche attraverso la sua arte. Accantonate le ricostruzioni storiche dei grands ballets russi, coreografo per il nuovo Balletto Ucraino composto da danzatori esuli, trova ora in Coppélia temi e motivi che gli sono cari.   

 

VB Com’è nata l’idea della sua Coppélia?

AR Dalla partitura di Léo Delibes, incantevole, una delle migliori mai scritte per il balletto: Čajkovskij ne fu molto ispirato per i suoi balletti. Quando due anni fa tornai alla Scala per rimontare il mio balletto Concerto DSCH, Manuel Legris, che ritrovai quale Direttore del Ballo, mi propose una creazione per la Compagnia. Tra le partiture che mi sarebbe piaciuto utilizzare vi era anche Coppélia: alla fine optammo proprio per questo titolo.

 

VB Sappiamo non trattarsi di una “ricostruzione” basata su fonti storiche.

AR No, è una nuova produzione, con una nuova coreografia, ma studiando la sinossi originale del balletto non ho sentito la necessità di cambiarla molto. Anche perché vi ho scoperto un particolare al quale non avevo mai fatto caso: l’azione si svolge in Galizia, la regione storica corrispondente agli oblast’ occidentali dell’attuale Ucraina. Una circostanza per me molto importante, che conferisce maggior valore a questa produzione (Ratmansky indica silenziosamente la spilla a bandiera dell’Ucraina che porta al colletto ndr). Non ci sarà alcun riferimento “politico”, ma penso sia bello oggi mostrare questo Paese come felice, pieno di vita, amore, e … danze.

 

VB Nella coreografia restano tracce del suo lavoro di decenni sulle annotazioni dei balletti di Petipa? Intendiamo le trascrizioni coreografiche redatte a fine Ottocento con il metodo “Stepanov”, oggi conservate alla Biblioteca di Harvard.    

AR Lavorare con le annotazioni è stata per me un’esperienza molto importante e arricchente.  Un tempo era comune, specialmente nel vostro Paese, che pittori, scultori, architetti si formassero lavorando nella bottega di grandi maestri. Noi coreografi non compiamo tale apprendistato, così che per me lavorare con le annotazioni è stato come imparare dai grandi maîtres de ballet. Da allora penso di essere diventato un coreografo diverso: ho appreso il vocabolario, i passi, la struttura dei grandi balletti, i diversi stili, le danze di carattere… Nella mia Coppélia tutti i passi sono nuovi, non ci sono riferimenti diretti alle annotazioni, ma il lavoro di tutti questi anni a studiarle e allestirle si vedrà.  Per entrare nei dettagli della tecnica direi che c’è tutto: retirés alti e bassi, pirouettes veloci e lente, linee talvolta d’antan altre molto allungate, insieme a momenti di stile quasi contemporaneo, in una combinazione che penso possa essere interessante.

 

VB Il suo riferimento è stato la Coppélia romantica francese in due atti di Saint-Léon o quella russa imperiale in tre atti di Petipa ripresa poi da Cecchetti?

AR Il riferimento per me resta la partitura, che illustra precisamente l’azione e i personaggi. L’azione termina con il secondo atto, ma nella nostra produzione non manca il terzo atto con il divertissement finale: non è solo danza, ma sviluppa il tema dei due giovani innamorati, Swanilda e Franz, che imparano anticipatamente il senso della vita insieme e l’impegno del matrimonio.

 

VB A proposito: la caratterizzazione dei personaggi e la drammaturgia come sono state messe a punto?

AR La drammaturgia è di Guillaume Gallienne, regista e maestro di attori per il cinema e il teatro, che ha aiutato i ballerini della Scala a capire i personaggi e il loro sviluppo, facendo parlare il libretto. I personaggi principali comunque restano vicini alla fisionomia tradizionale che conosciamo e che Delibes aveva certo in mente quando compose la musica.

 

VB Come lavora oggi con i ballerini del Teatro alla Scala?

AR Sono innamorato della Compagnia! È un meraviglioso gruppo di ballerini al quale mi legano tante storie. La prima volta fu per Concerto DSCH, poi un “triple bill”, quindi le ricostruzioni della Bella addormentata edel Lago dei cigni. Sono entrati nuovi elementi, di grande talento, e ho ritrovato i ballerini che già avevano danzato i miei balletti, alcuni diventati maîtres de ballet, Nino Sutera e Lara Montanaro, oltre a Massimo Murru e Laura Contardi. Abbiamo fiducia gli uni negli altri ed è una gioia lavorare insieme. La scuola è eccellente e mi piace che i ballerini della Scala siano orgogliosi del loro Teatro, ne sentano la responsabilità e vogliano mostrarsi al meglio. C’è anche un’atmosfera molto gradevole, con il sostegno del Direttore del Ballo e l’aiuto che i ballerini si offrono vicendevolmente. Lavorare in sala ballo è per me entusiasmante: vedo i passi che ho mostrato trasformati dalla scuola e dalla personalità degli interpreti.

 

VB Al tempo della sua Bella addormentata alla Scala dichiarò che ritrovava nelle nostre ballerine le caratteristiche della gloriosa scuola italiana di fine Ottocento. Tra le interpreti di Coppélia ai Teatri Imperiali russi ricordiamo Virginia Zucchi, Antonietta Dell’Era, Pierina Legnani, Maria Giuri, Enrichetta Grimaldi…    

AR Lo confermo: vedo una qualità italiana, legata anche al nome di Enrico Cecchetti che allestì Coppélia ai Teatri Imperiali di San Pietroburgo. È difficile spiegarlo a parole, ma le ballerine italiane si riconoscono per l’ottima tecnica, i begli equilibri, le gambe forti e l’interpretazione piena di vita.

 

VB Quali sono i personaggi e i ruoli della sua Coppélia?

AR Per Swanilda e Franz abbiamo un cast di sei coppie e tutti interpretano i ruoli in modo diverso: è molto interessante. Per i solisti ci sono quattro variazioni importanti nel divertissement, due femminili e due maschili. In scena anche i bambini della Scuola di Ballo, come nei grandi balletti. Coppélius è l’altro ruolo rilevante: un pazzo pericoloso che vuole rubare l’anima degli esseri umani per infonderla negli automi, sue creazioni. Mentre Coppélia (che nella mia versione non è una bambola né un automa, bensì una ballerina in carne e ossa) è un personaggio progettato per sedurre un uomo, cioè Franz, di cui Coppélius vuole l’anima. Agli occhi del suo creatore è perfetta, e bellissima appare a Franz, che è un ragazzo semplice.

 

VB Ne deduciamo il senso attuale di questa storia?

AR Forse sì. Oggi la femminilità non può essere ridotta a bellezza e seduzione: è molto più complessa e Franz, l’eroe, lo deve capire. L’amore non è un gioco, è profondità di sentimenti: è la lezione che Swanilda, più matura, gli insegna. Nel corso del balletto entrambi capiranno che l’amore implica responsabilità e dedizione. 

 

VB Scene e costumi sono firmati da Jérôme Kaplan, suo abituale collaboratore. Cosa gli ha chiesto per Coppélia?

AR Una “Ukrainian connection”: Kaplan ha fatto ricerche e ha trovato meravigliose immagini e ispirazioni. Si riconoscono motivi del folklore ucraino nelle scene e soprattutto nei costumi: copricapi colorati, ricami e decorazioni artigianali, e la camicia ucraina chiamata vyshyvanka.

 

VB Ecco… la guerra in Ucraina, che ha un forte impatto anche nel mondo del balletto. Immagina una riconciliazione?

AR No, è presto. Mentre noi parliamo di balletto, i bombardamenti sono una realtà quotidiana in Ucraina. Prima la vittoria dell’Ucraina, poi i tribunali di guerra e allora forse... Penso che oggi sia sbagliato parlare di cultura russa mentre quella ucraina viene cancellata e una generazione di artisti, anche ballerini, muore sotto le armi. Sono cresciuto a Kiev, imbevuto anch’io di cultura russa, senza accorgermi di quella ucraina. La tragedia della guerra ha portato l’attenzione sulla storia nazionale, in vista di una nuova renaissance. Come molti della mia generazione ero solo concentrato sulla mia arte, ma oggi credo urga essere attivi.  

Valentina Bonelli