Letture musicali per l’estate

Letture musicali per l’estate

Alcuni consigli di letture estive da parte della redazione della Rivista della Scala

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Alberto Mattioli, Gran Teatro Italia, Garzanti

Estate 2023: Alberto Mattioli oltrepassa la boa dei duemila spettacoli visti e censiti e accumula edizioni del nuovo libro, tanto che probabilmente questa segnalazione è superflua perché lo avete già letto. Scritto pensando alla rovente passione melodrammatica di Barilli e alla curiosità vorace e asistematica di Sterne, Gran Teatro Italia è un grand tour dell’anima del Bel Paese descritto attraverso la rete capillare dei suoi teatri grandi e piccoli, attivi e dimenticati, e completa la metamorfosi di Mattioli da cronista a scrittore. Ci sono i topoi che il lettore del Mattioli giornalista si aspetta come una firma, c’è la coincidenza tra un’idea di Paese (di Patria) e un’idea dell’arte. Perché tra le tante opinioni spesso condivisibili e talvolta no, tra le mancanze (la sottovalutazione del lavoro di orchestre e cori: il teatro stringi stringi sono loro) resta un concetto forte e anzi fortissimo: che il teatro siano uomini e donne che si riuniscono per pensare a sé stessi come a un insieme. Di qui l’ovvio e inatteso capitolo ultimo. (Paolo Besana)

 

Sophy Roberts, Il suono perduto della Siberia, Mondadori

Con le sue estati gremite di zanzare e i suoi inverni sterminati e asciutti, la Siberia è una terra difficile per le persone e inospitale per i pianoforti, tuttavia è costellata di Blüthner, Becker, Steinway… All’inizio dell’Ottocento furono portati da ufficiali, esuli e mercanti che, grazie allo strumento, trasformavano il salotto in un’enclave occidentale nel cuore dell’Asia; nel periodo sovietico, si diffusero capillarmente insieme all’istruzione musicale promossa dal regime. La giornalista Sophy Roberts è andata alla ricerca di quei pianoforti: il viaggio è un pretesto per indagare i rapporti tra musica e potere in due secoli di storia russa e per scoprire le storie di coloro che hanno usato ogni mezzo per far sopravvivere i loro strumenti, convinti che nessun conforto è paragonabile a quello della musica. (Liana Püschel)

 

Maurizio Modugno, Luisella Franchini, Valerio Lopane, Ettore Bastianini. La voce più bella al mondo, Zecchini Editore

Tre autori – Maurizio Modugno, Luisella Franchini, Valerio Lopane – ricostruiscono con taglio nuovo e aggiornato la figura di Ettore Bastianini (1922-1967), baritono memorabile che interpretò molteplici ruoli. Commosse in quelli belcantistici (da Ernesto nel Pirata a Severo in Poliuto ad Alfonso XI nella Favorita) e nei verdiani (da Rigoletto a Nabucco sino a Rolando nella Battaglia di Legnano). Ecco poi i ruoli veristi (come Rodolfo nella Bohème di Leoncavallo); quindi quelli pucciniani e ancora il repertorio francese (Athanaël in Thaïs, per esempio). Meritano ricordo i successi americani e le interpretazioni di Figaro nel Barbiere di Siviglia. Il 28 maggio 1955 è la sua data mitica: la prima di Traviata alla Scala, regia di Visconti, protagonista la Callas, bacchetta di Giulini. (Armando Torno)

 

Piero Rattalino, La testa del serpente ossia manualetto del pianista per passione, Zecchini Editore

Gli ultimi libri di Piero Rattalino, mancato il 6 aprile scorso a 92 anni, sono una sorta di messaggio nella bottiglia non solo per i pianisti delle generazioni future, ma anche per tutti gli operatori del settore. Come nel precedente Chopin, i valori traditi e riconquistati, Rattalino assume una prospettiva “musisociologica” grazie alla quale mette in guardia dagli steccati che rischiano di far precipitare la musica classica in un vicolo cieco: quelli di un’esegesi che non tiene conto dell’ermeneutica; e di un perfezionismo sterile coltivato ai danni della divulgazione. Prendendo atto che la musica dal vivo, indebolita dalla concorrenza della rete, è insidiata da tre gravi problemi (reperimento dei fondi, ricambio del pubblico, limitata creatività dell’interpretazione), Rattalino sostiene che il “pianista per passione” debba ritrovare una libertà e un fuoco comunicativo perduti. (Luca Ciammarughi)

 

Igor Levit, Florian Zinnecker, House Concert, Il Saggiatore

House Concert non è l’autobiografia del pianista Igor Levit scritta da un ghost writer, ma il risultato di una lunga serie di interviste che il giornalista Florian Zinnecker, vicedirettore della rivista Die Zeit, gli ha fatto nel periodo della pandemia. Periodo in cui il pianista iniziò a esibirsi dal suo appartamento in seguitissimi concerti trasmessi in streaming ogni sera. In queste pagine, che alternano conversazioni in presa diretta al racconto della formazione di Levit, si parla molto del suo impegno politico, del suo rapporto spesso sfacciato con i media, tradizionali e nuovi (Twitter in particolare, abbandonato nel novembre del 2022). E naturalmente anche della sua musica e delle sue fonti di ispirazione, spesso imprevedibili: Beethoven, Busoni, ma anche Thelonious Monk ed Eminem. Una lettura che permette di sbirciare nella vita di un pianista per cui “l’arte e la musica non sono concepibili senza prendere posizione”. (Mattia Palma)

 

Mosco Carner, Alban Berg (Traduzione di Ettore Napoli), Manzoni Editore

Sono passati quarant’anni da quando il musicologo Mosco Carner pubblicò la seconda edizione della sua monografia su Alban Berg, che finalmente appare anche in traduzione italiana, grazie all’accurato lavoro del compianto Ettore Napoli. Nonostante il tempo trascorso, il lavoro di Carner resta imprescindibile: il suo merito fu di aver trovato un equilibrio fra racconto della biografia e analisi della musica. In un’epoca in cui lo strutturalismo era dominante, Carner comprese che la creatività di Berg, il più “umanista” della Seconda Scuola di Vienna, si legava sempre a “qualcosa che in ultima analisi riguarda la vita”. Questo volume ribalta il giudizio sprezzante di coloro che considerano Berg “il Puccini della musica dodecafonica” (Carner fu non a caso grande studioso del lucchese) e mette in luce il coesistere nel compositore di slancio lirico e infallibile equilibrio formale. (Luca Ciammarughi)

 

Alessandro Polito, Laura Pederzoli, Io sono Giuseppe Verdi, Curci Young

“Le mie maledizioni funzionano sempre” esclama Verdi con un sorriso sornione dalle pagine della sua biografia a fumetti, dedicata ai ragazzi dai 10 anni in su; gli autori sono Alessandro Polito e Laura Pederzoli, una coppia affiatata nel campo editoriale come nella vita che, dopo aver realizzato con intelligenza e umorismo Io sono Beethoven, adesso si confronta con uno dei più grandi operisti di tutti i tempi. Il punto di forza del lavoro è l’essenzialità: sia i testi sia le illustrazioni sono semplici e arguti (Verdi, ad esempio, ha un’ombra di barba anche nei disegni che lo mostrano bambino). Il volume è l’ideale per quei giovani lettori che vogliono divertisti e capire, in appena mezzo pomeriggio, chi è Verdi, cos’è la “solita forma” e perché il mondo dell’opera è così complesso e affascinante. (Liana Püschel)

 

Gilles Cantagrel, Bach n’a pas écrit d’opera, Les Belles Lettres

Gilles Cantagrel ha insegnato alla Sorbona, è stato direttore di France Musique e autore di una trentina di opere dedicate a Bach e alla sua epoca. Ora, con un libro uscito presso la parigina Les Belles Lettres, si è posto un quesito epocale, sovente evocato dagli amatori del sommo genio musicale tedesco. Si può così riassumere: perché Bach, in un’epoca in cui l’opera lirica era in ascesa e stava incantando i teatri e le istituzioni, non ha scritto nulla per questo genere? Cantagrel ricorda che Bach conosceva tali creazioni ma non si sentiva a esse legato come i suoi contemporanei Vivaldi o Händel. Egli preferì, usando magistralmente il linguaggio di quel tempo, trascendere il genere con le Passioni: opere sacre in cui i drammi descritti abbracciano un’eterna dimensione metafisica. (Armando Torno)