Dentro Bayadère

Dentro Bayadère

Quattro dei protagonisti della Bayadère di Nureyev raccontano alcuni preziosi dettagli dei ruoli che interpretano

La bayadère   il corpo di ballo. ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala  (5)

Un’India da leggenda fa da sfondo a La bayadère, uno dei balletti cardine del repertorio classico. La produzione di Nureyev, ultima delle sue letture dei grandi classici, arriva per la prima volta alla Scala inaugurando la Stagione di Balletto 2021/2022 con un nuovissimo allestimento di Luisa Spinatelli.  Ora torna in scena dal 26 maggio al 21 giugno. Virna Toppi, Alice Mariani, Claudio Coviello e Nicola Del Freo sono tra i protagonisti degli intrighi e dei drammi d’amore della bella Nikiya, la danzatrice del tempio ambita dall’Alto Bramino, del nobile guerriero Solor votato all’amore per lei, ma irretito dalle trame di corte e costretto a sposare Gamzatti, figlia del Rajah; ci hanno raccontato la loro Bayadère, e come le dinamiche fra i tre ruoli principali si riflettono nello stile e nella tecnica.

 

Virna Toppi si appresta a debuttare nel ruolo di Nikiya dopo aver affrontato nel 2021 il ruolo di Gamzatti

La bayadère è una produzione meravigliosa: storia, costumi, coreografie, fascino dell’Oriente… me ne sono innamorata subito, sperando un giorno di danzarla. Tre anni fa l’onore di interpretare Gamzatti, l’antagonista; ora una nuova sfida, nel ruolo opposto. Entrambe sono figure femminili molto forti.  Gamzatti è la forza del potere: circondata da bellezza e ricchezza, è sicura di sé ma trova una rivale, perché l’amore vince su ricchezza e potere. Nel primo atto il ruolo è totalmente teatrale, non ha passi tecnici, la sua forza emerge dalla presenza scenica, e già dalla sua prima entrata incute timore. È d’effetto anche la sua entrata nel secondo atto, direttamente con il grand pas, difficilissimo, con una variazione e una coda altrettanto ardui: qui Gamzatti trasmette un ideale di donna bella, forte e maestosa, e pur non essendo la protagonista, nel secondo atto è lei la vera regina della scena. Fino all’entrata di Nikiya che ribalta le carte in tavola. Sul ruolo di Gamzatti avevo lavorato proprio partendo dall’entrata del primo atto, e sulla personalità, sviluppando poi questo carattere in tutto il resto del balletto. Provando ora Nikiya, ho più chiara la dinamica tra le due: Bayadère è interamente basato su azione e reazione; e mentre di solito scontri e duelli coinvolgono i protagonisti maschili, qui c’è uno scontro femminile, non basato su forza fisica o spade, ma su sottili parole danzate. È uno scontro tra due forze, quella del potere e quella dell’amore. Nel lavoro su Nikiya che sto affrontando sono infatti partita dal passo a due del primo atto, vale a dire dall’incontro con l’amore. Nel Regno delle Ombre immagino Nikiya delicata, una visione, eterea, ma sempre con una forza, quella dettata dal sentimento. Bayadère è un balletto completo che può mettere in evidenza come pochi altri l’artisticità di una ballerina, che deve considerare anche le motivazioni che danno valore alla scena e alla vicenda, come nel famoso solo del secondo atto, che si conclude con la morte di Nikiya morsa da un serpente nascosto nella cesta di fiori. Nikiya entra alla fine del grand pas, disperata, ha capito che Solor ha scelto Gamzatti; il suo solo inizia con disperazione, poi riceve un omaggio floreale, che le viene fatto credere sia un dono di Solor. Ecco quindi che la seconda parte dell’assolo ha un cambio repentino di stile: credendo sia di Solor, pensa di avere una speranza, finché capisce che è Gamzatti ad aver gestito il gioco; decide di non prendere l’antidoto, non ha senso una vita senza amore.

 

 

Doppio impegno per Alice Mariani: alla ripresa del ruolo di Gamzatti aggiunge la sua prima Nikiya

La bayadère è uno dei più grandi titoli del repertorio classico e per noi ballerini far parte di queste produzioni è importante; è un onore e un grande arricchimento interpretare quindi due ruoli, entrambi brillanti, molto diversi e quasi opposti. Sono entrambe donne forti ma Nikiya, di rango più umile, ha una indole buona; Gamzatti non ha scrupoli ad arrivare dove vuole, ha sempre ottenuto ciò che voleva, ogni desiderio esaudito: noterete che al primo incontro si sorprende quando Nikiya la affronta, perché nessuno mai ha osato tanto. Ecco chiara la forza interiore di Nikiya, che non farebbe mai nulla di sbagliato, ma reagisce. Entrambe sono innamorate di Solor, ma per Gamzatti è una questione di sfarzo e di possesso, il raggiungimento di un obiettivo anche con l’inganno: non è l’amore intimo, puro e vero di Nikiya. Questo si vede chiaramente nello stile dei passi a due. Nel pas de deux con Gamzatti, Solor spesso si estrania dalla coppia: si percepisce attraverso la danza, come pure la reazione di Gamzatti che cerca di non far trapelare questo atteggiamento, mantenendo una facciata di perfezione e trionfo. La forza di Nikiya va comunicata con un diverso stile, e si nota molto bene nella sua primissima entrata: cammina lentamente, si ferma in sesta posizione con le mani sul petto e, una volta tolto il velo, deve solo alzare lo sguardo. Anche se probabilmente il pubblico aspetta la variazione “del serpente”, che pure è molto importante, per me è interessante questo primo sguardo al pubblico, che inquadra tutto il balletto: senza muoversi Nikiya deve mostrare la persona che è, la sua purezza e insieme la sua forza. Lo trovo uno dei ruoli più importanti del repertorio classico, molto elegante e molto femminile. Mentre Gamzatti vive in una sola dimensione, che è quella del suo palazzo, Nikiya passa dal tempio ˗ il suo mondo dove si sente a proprio agio ˗ alla reggia ˗ dove si sente a disagio e da cui vorrebbe fuggire. Nel terzo atto è in una dimensione altra, eterea e anche differente come stile interpretativo. In questo balletto più che in altri, essere immersi in questi mondi creati dalle scene, dalle luci e dai costumi, dà un aiuto in più; durante le prove in palcoscenico tutto questo si percepirà; in sala si lavora sul personaggio e sulla tecnica, e i colleghi intorno a te danno grande ispirazione e aiuto, ma quando vuoi essere dentro il ruolo, essere al buio sulla scena ti fa vivere davvero dentro la storia. Non vedo l’ora di immergermi nei mondi di Nikiya.

 

 

Claudio Coviello nel 2021 ha aggiunto Solor alla sua galleria di ruoli coreografati da Nureyev

Anche in questa sua ultima lettura di un classico, incontriamo le sfide tipiche delle coreografie di Nureyev, che ben conosciamo: la sua chiave coreografica è chiara, la sua musicalità, le piccole sfumature sempre presenti nei suoi balletti, le piccole batterie anche in variazioni e soli lenti, come per ravvivare la coreografia, le difficoltà  tecniche, da eseguire a destra e a sinistra; in più per il protagonista maschile la sfida del cambio di partner: Solor balla sia con Nikiya sia con Gamzatti; non capita spesso, ed è interessante creare affinità con due partner diverse, poiché le dinamiche sono forti. Solor cambia nel corso negli atti: inizialmente è più solenne e autoritario, la sua danza è molto chiara, diretta. Poi viene ammaliato da Gamzatti in un passo a due molto complesso in cui sono fondamentali gli sguardi fra i due, la complicità. E infatti la danza del secondo atto di Solor è molto esplosiva, energica, dinamica. Mentre nel terzo atto Solor cambia totalmente, fin dal suo primo ingresso, disperato alla ricerca di Nikiya: da una variazione lenta si passa a un crescendo di emozioni, che si percepisce nella danza e anche musicalmente. I momenti di danza con Nikiya sono molto diversi: il primo passo a due è l’apoteosi dell’amore, si giurano amore eterno e come tutti i passi a due di giuramento è molto forte e passionale, mentre nel secondo atto Solor rimane quasi indifferente al suo irrompere a palazzo; si rende conto del peso delle sue azioni e ha paura di mostrare i propri sentimenti. La mia percezione di Solor nel Regno delle Ombre è di un Solor quasi disorientato da tutto ciò che ha vissuto nella storia; ma in questo regno ritrova Nikiya ed è completamente ai suoi piedi. Quando abbiamo affrontato il balletto per la prima volta con il Maestro Legris, Massimo Murru e Florence Clerc, ci si è concentrati molto sullo stile, i port de bras, l’inclinazione del corpo, la rapidità, le batterie... Ora che lo stiamo riprendendo stiamo recuperando questo stile: il Solor di Nureyev richiede questo, oltre a forza e dinamica nelle variazioni, soprattutto quella del secondo atto, davvero esplosiva. Anche se questa è la variazione di Solor attesa dal pubblico, un momento che mi cattura particolarmente è l’ingresso di Solor del terzo atto. Può sembrare di passaggio, invece è un momento di cambio radicale, per l’artista e per lo sviluppo del balletto: Solor entra correndo con il mantello, disperato perché vuole ritrovare Nikiya e la danza da lenta si fa sempre più coinvolgente e permette all’interprete una narrazione dell’animo del personaggio.

 

 

Nicola Del Freo torna nel ruolo di Solor ma con nuove partner sia nel ruolo di Nikiya sia di Gamzatti

Il mio primo Solor è stato nel 2021 ma per le vicissitudini che hanno accompagnato quella produzione ho potuto danzarlo per una sola recita; ora ho l’occasione di approfondirlo, e con altre partner: rapportarsi con ballerine diverse in ruoli diversi è una delle sfide, come il far emergere queste diversità attraverso la danza.  Nella Bayadère la storia è molto chiara, linguaggio e tecnica aiutano a seguirla: il passo a due del primo atto è delicato, parla di un amore appena sbocciato; diverso è il passo a due con Gamzatti, che è il vero grand pas del balletto ma ˗ caso singolare nei balletti di repertorio ˗ non lo danzi con la tua compagna. Come trasmettere la diversità dei vari passi a due? Con la mimica, con la tecnica, decisamente dimostrativa nel grand pas, con la limpidezza della coreografia dell’atto bianco.  Il ruolo di Solor richiede impegno approfondito, non solo sulla tecnica e il virtuosismo: la primissima entrata è prettamente mimica, Solor è un guerriero, la sua forza va trasmessa ma senza passi di danza che lo accompagnano; con il Maestro Legris abbiamo lavorato molto su questa entrata e il suo significato. Dal mio punto di vista, c’è in Solor anche un lato remissivo, non ha la forza di opporsi quando la sua vita viene decisa da altri, ha le mani legate, e anche questo bisogna renderlo chiaro. C’è la possibilità di farlo: durante la variazione di Nikiya, Solor è seduto a osservare, ma con la gestualità riesce a trasmettere questa incapacità a imporsi. In tutti i balletti di Nureyev c’è naturalmente un bagaglio tecnico enorme, una montagna da scalare a ogni ripresa; come ballerino classico, c’è grande soddisfazione nel virtuosismo, e il grand pas è il momento che ogni ballerino spera di vivere, atteso dal pubblico, la musica è iconica, lo abbiamo visto e rivisto con tutti i grandi, lo abbiamo studiato a scuola. Ma personalmente amo molto anche l’entrata nel terzo atto con variazione, una transizione fra la parte terrena e l’entrata nel Regno delle Ombre. Solor è distrutto dalla morte di Nikiya, è un momento molto introspettivo che chiede anche sforzo tecnico ed è un punto di svolta nel balletto. Entri poi in un mondo meno terreno, emotivamente senti la tensione nel cercare Nikiya, sai che lei è li, la cerchi. Quando la trovi, ti senti come in una bolla, quasi non ti rendi conto di essere in scena: siete solo tu e lei, nei passi a due, le entrate, le uscite…. È un atto bianco particolare, rispetto per esempio all’atto bianco di Giselle, che abbiamo danzato poco tempo fa, che fisicamente ti distrugge perché devi ballare fino alla morte e porti la pesantezza del pentimento di Albrecht; qui ci sono momenti delicati, come il passo a due con il velo: è tutto più leggero, più misurato.

Testi raccolti da Carla Vigevani